Quadro Varietale Italiano

Arancio (Citrus sinensis - [L.] Osbeck)

Le sue origini.

Dalla Cina, suo luogo d’origine, in occidente per merito, probabilmente, dei portoghesi. Per molti secoli in suo nome di battesimo fu proprio “portogallo”. Fino al secolo scorso, in alcune zone della Liguria, gli aranceti si chiamavano “portogalliere” e in Sicilia fino a poco tempo fa esisteva una varietà di arancio denominata “portualla”.

Il consumo e la diffusione in Italia e nel mondo:

Rappresenta la frutta più mangiata dopo le banane nel mondo, salvo che nei paesi dell’oriente dove è il mandarino a farla da padrone. In Russia si consumano dalle 600 alle 800 tonnellate all’anno di arance.
In Italia la superficie coltivata è di circa 108.000 ettari, con una produzione media di circa 1,8 milioni di tonnellate l’anno, secondo i dati FAO del 1992. Le cultivar di arancio più diffuse in Italia sono le Pigmentate e le Bionde; le prime sono rappresentate dalla varietà “Tarocco”, “Moro” e “Sanguinello”, le seconde si distinguono a sua volta in Ombelicate e non (presenza del “Navel” o “ombelico” nel frutto).
Fra le Cultivar Ombelicate, la più diffusa è la varietà “Washington Navel”; da questa hanno avuto origine, per mutazione gemmaria, le varietà più precoci “Navelina” e “Newhall” e la varietà più tardiva “Navelate”.
Fra quelle non ombelicate, a polpa bionda, troviamo che le più coltivate sono: la Valencia e l’Ovale o Calabrese a maturazione tardiva. La Belladonna risulta essere invece la più precoce. L’arancio è particolarmente legato alle condizioni pedoclimatiche. La terra, il clima e l’esposizione influenzano nella produzione e qualità del frutto. La colorazione del frutto sia all’esterno che all’interno per alcune varietà di arancio varia a seconda del clima più o meno freddo e con maggiori escursioni termiche; per non parlare poi della natura del terreno, che deve essere non troppo pesante per rendere favorevole e mantenere inalterate le propietà interne (giusto rapporto acidi/zuccheri) ed esterne (colore della buccia).
Le arance vengono coltivate in tutte le regioni a vocazione agrumicola ma specialmente in Sicilia, e a seguire la Calabria, la Campania, il Lazio, la Basilicata, la Puglia ed infine la Sardegna.