Agrumi e Arte

Racconti, canti e versi antichi

Meraviglia e stupore provarono Alessandro Magno e le sue truppe quando videro fra le dense ombre delle foglie, i frutti dorati. Queste piante, per la loro bellezza, hanno potuto ispirare i poeti i narratori e gli artigiani fin dai tempi antichi, in Oriente ed in Occidente. Le ricche ville patrizie e le Moschee, un esempio è proprio la Moschea di Cordova dove all’entrata del “patio degli aranci” crescevano, in continuità con le diciannove arcate d’ingresso le diciannove file di aranci amari.
A Palermo, come riporta il cronista quattrocentesco Nicolò Speciale, durante un saccheggio non furono risparmiati neanche gli “arangias”, “gli alberi dei frutti agri” che decoravano il palazzo arabo-normanno.

Narra Andrea Corsali nel 1515, che: “l’isola di S Lorenzo, che sta dentro il mare, a fronte di Monzanbighi, tiene molte mele e canne da zucchero…limoni, cedri aranci, in molta quantitade…”
Anche le ville auliche del Settecento, nel Regno delle due Sicilie, accostavano con sapienza botanica ed economica il parco alla propietà agricola. Infatti i redditi degli agrumi e la manovalanza specializzata, consentivano la gestione dell’intera propietà.
Era l’odore di zagara che segnalava ai navigatori, sin da epoche antichissime, la terra di Sicilia, la cui vegetazione sempreverde di agrumi, incuriosiva gli uomini venuti da lontano, viaggiatori in cerca di fortuna e novità.
Il poeta arabo Abd Ar-Rahman di Trapani dedicava il canto: “….nell’isola quando le arance maturano, esse paiono fuochi ardenti tra rami di smeraldo…” “…se tu domandi quale fu lo sfarzo del loro regno, voltati e passeggia nei viali… …Guarda quei palazzi e ciò che contengono, pensa ai fiori e ai frutti di quel giardino Esclamava Abmad ibn Abiyaqùb. …Gioisci delle arance che raccogli,
dalla loro presenza viene gioia.
…Siano benvenute queste guance dei rami
e benvenute le stelle di quest’albero…
…Si direbbe che il cielo abbia profuso oro fino
e che la terra, per noi, abbia forgiato pomi”.
Così era la “Conca d’Oro” per Alì-Ballanùbi di Villanova

Meravigliosi erano i giardini di delizia di Re Ruggero, dei due Guglielmi e di Federico II e le costruzioni che conservavano i volumi puri dell’architettura araba. Per gli arabi i giardini segreti erano non soltanto fonte di piacere, ma la rappresentazione simbolica del paradiso.

“…Una conca d’acqua al centro, rifletteva il cielo, divenendo essa stessa paradiso; intorno facevano da corona i fiori e gli alberi…” cite> Palermo, 3 aprile 1787 “….Non vi sono parole per dire la vaporosa luminosità che aleggiava sulle coste, quando ci accostammo a Palermo in uno splendido pomeriggio: la nitidezza dei profili, la morbidezza dell’insieme,
i toni sfumati, la nitidezza del cielo, del mare e della terra.
Chi l’ha visto non se ne dimentica più…
…Spero di poter portare con me nel nord una pallida immagine di questa terra felice.
Non ho parole per esprimere il modo con cui ci ha accolti,
con gelsi novellamente verdeggianti, con oleandri sempre verdi
e spalliere di agrumi e di anemoni.
L’aria è dolce, calda, profumata, il vento tiepido…”.
Con questo spirito, Goethe, guarda dal monte Pellegrino la marina luminosa del Golfo di Palermo, e la Conca d’Oro; intorno abbracciandosi sorgevano le montagne dal mare. “vaghi boschetti di soavi allori,
di palme et d’amenissime mortelli,
cedri et aranci ch’avean frutti et fiori cotesti,
in varia fortuna e tutte belle”
Cantava nei suoi versi Ludovico Ariosto “qui non fugaci mai vivon gli aranci coi fiori eterni,
eterno il frutto dura e,
mentre spunta l’un l’altro matura”.
Torquato Tasso “La luna piangendo dice vorrei essere un’arancia” Federico Garcia Lorca “Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni
e il gelo del cuore si sfa”
Eugenio Montale “Nell’orticello pien d’aranci d’ ali
dove un bel pozzo invita ad aver sete”
Emilio Praga “Già l’airone s’avanza verso l’acqua
e fiuta lento il fango tra le spine,
ride la gazza, nera tra gli aranci”
Salvatore Quasimodo

Sono molto interessanti le collezioni di agrumi esistenti in Italia, come nei giardini delle splendide Ville Medicee dove gli agrumi ornavano l’ambiente e dove venivano coltivati in vasi di terracotta ed esposti all’aperto solo nelle stagioni tiepide. Per evitare che venissero bruciate dal gelo, queste piante venivano sistemate per l’inverno in appositi edifici chiamati “logge delle arance” o “aranciere”. E fu proprio una de’ Medici, Caterina, che divenuta regina di Francia, introdusse l'albero di limone, come elemento decorativo dei giardini reali. Nei parchi delle loro ville granducali, i Gonzaga fecero coltivare diverse specie di agrumi; sotto Francesco I vennero introdotti ” l’arancio nano” della Cina e “l’arancio a frutti variegati”; sotto il regno di Ferdinando I venne isolata una varietà di cedro nota in seguito col nome di “cedro di Firenze”. Ancora oggi vengono mantenute e fanno parte del patrimonio culturale del nostro Paese