Effetti della carne sull'organismo
"Sia ringraziato Dio: da quando ho
abbandonato la carne e il vino, sono stato liberato da ogni infermità del
corpo."
John Wesley (fondatore del metodismo)
La carne ha effetti disastrosi sul corpo umano. Effetti che non
si materializzano a breve termine, ma negli anni. Più il corpo, col passare del
tempo, viene impegnato nell'eliminazione delle scorie tossiche di una
alimentazione carnea, meno energia avrà a disposizione per respingere gli
attacchi esterni e sarà quindi più esposto alle malattie. Analizziamo gli
effetti della carne sull'organismo umano.
Bisogna sapere che quando un animale viene macellato, le sostanze di scarto che
normalmente sarebbero eliminate dal flusso sanguigno rimangono nella carne in
via di putrefazione. Chi mangia la carne introduce nel proprio corpo rifiuti
tossici che normalmente l'animale avrebbe eliminato con l'urina. Il dottor
Owen S. Parrett, nella sua pubblicazione "Perché io non mangio carne",
osserva che quando si fa bollire la carne di manzo, i rifiuti appaiono sulla
superficie nella forma di un estratto solubile, del "tè di manzo", che
all'analisi chimica risulta molto simile all'urina. Questo perché, non bisogna
dimenticarlo, la carne che l'uomo ingerisce altro non è che un pezzo di
cadavere in putrefazione, un cadavere che, quindi, porta con sé rifiuti
tossici e altre impurità altamente pericolose.
Un'altra indicazione che il consumo di carne non è naturale per l'uomo è data
dall'incapacità del suo corpo di assimilare le dosi eccessive di grassi animali
contenute nei cibi, mentre gli animali carnivori possono metabolizzare una
quantità quasi illimitata di colesterolo e grassi, senza effetti negativi. A tal
proposito sono stati effettuati degli esperimenti sui cani: per due anni vennero
aggiunti circa 2 etti di grasso animale alla loro dieta quotidiana, senza che ci
fosse alcun cambiamento nel loro tasso di colesterolo. Gli animali vegetariani,
invece, hanno una limitata capacità di elaborare grassi saturi o colesterolo
superiore alla quantità richiesta dal loro corpo; qualora si ecceda per molti
anni nel consumo di tali elementi, i depositi grassi (placche) si accumulano
nelle pareti interne delle arterie, provocandone l'indurimento, ossia quella
malattia conosciuta col nome di arteriosclerosi. Poiché i depositi di
grasso impediscono il normale flusso del sangue verso il cuore, ecco che
aumentano le probabilità di collassi, attacchi cardiaci e infarti.
Nei paesi industrializzati che praticano l'agricoltura
intensiva, la carne è ulteriormente caricata di additivi chimici: DDT, arsenico
(usato come stimolante della crescita), solfato di sodio (che dà alla carne il
colore rosso) e il DES, un ormone sintetico notoriamente cancerogeno. La carne
contiene molti agenti ritenuti cancerogeni o responsabili delle metastasi del
cancro: per esempio, un kg scarso di carne alla griglia contiene la stessa
quantità di benzopirene di 600 sigarette! Numerosi prodotti chimici
potenzialmente dannosi, dunque, vengono aggiunti alla carne, senza che i
consumatori lo sappiano. Nel libro "Poison in your Body", Gary e Steven
Null offrono una descrizione delle ultime tecniche adottate nelle fattorie per
allevamento industriale: "Gli animali sono tenuti in vita e ingrassati con la
continua somministrazione di tranquillanti, ormoni, antibiotici e altre 2700
droghe. Questo trattamento inizia prima della nascita e continua a lungo, anche
dopo che gli animali sono morti. E, sebbene queste droghe continuino a essere
presenti nella loro carne quando voi la mangiate, la legge non richiede che esse
vengano denunciate sulla confezione. Una di queste sostanze è il
dietilstilbestrol (DES), un ormone della crescita che si continua ad usare in
America anche se si è scoperto che è cancerogeno. Un altro stimolante della
crescita è l'arsenico: nel 1972 il Dipartimento Americano dell'Agricoltura
riscontrò che la presenza di questo veleno superava il limite legale, fissato
nel 15% della produzione nazionale di pollame. Il nitrato e il nitrito di sodio,
conservanti chimici per rallentare il processo di putrefazione nelle carni
salate e in altri prodotti come prosciutto, pancetta, salame, salsicce e pesce,
sono anch'essi nocivi per la salute e vengono usati per dare alla carne quel
coloro rosso. Poiché gli animali sono costretti a vivere in condizioni di scarsa
igiene e in poco spazio, necessitano di dosi massicce di antibiotici i quali,
naturalmente, venendo ingeriti insieme alla carne, creano all'interno
dell'organismo umano dei batteri resistenti agli antibiotici. Anche la
macellazione violenta determina nella carne la formazione di altri veleni
naturali altrettanto forti. Questi veleni, uniti agli stimolanti e alle sostanze
nocive rimaste nel sangue dell'animale (come l'acido urico), contaminano
ulteriormente la carne destinata ai consumatori". Un quadro davvero rassicurante
per i cosiddetti "carnivori".
In aggiunta ai veleni
chimici, spesso la carne trasporta le malattie degli animali da macello che,
stipati tutti assieme in condizioni di scarsa igiene e ipernutriti in modo
innaturale, si ammalano molto più spesso degli altri. Nonostante le ispezioni
fatte durante la selezione della carne, questa viene spesso messa sul mercato
anche quando è meno sana di quanto gli acquirenti possano immaginare. Nel 1972
l'USDA rilasciò un rapporto sulle carcasse degli animali esaminate dopo che
erano state asportate le parti malate. Circa 100.000 mucche presentavano
forme di cancro agli occhi e 3.596.302 avevano il fegato malato. Del
resto, spiegano gli stessi ispettori, se i controlli venissero fatti sul serio e
si mantenesse una rigorosa severità, non resterebbe aperta una sola ditta di
confezione di carne.
Forse l'argomento più importante
di per sé a favore di una dieta senza carne, almeno per quanto riguarda la
salute personale, è l'innegabile e ben documentata correlazione tra il consumo
di carne e le malattie del cuore. In America, il paese con il più alto consumo
di carne, una persona su due muore di malattie del cuore o dei relativi disturbi
cardiovascolari. Queste malattie sono praticamente inesistenti nelle società
dove il consumo di carne è basso. Il Journal of the American Medical
Association riportava nel 1961 che "la dieta vegetariana può prevenire dal
novanta al novantasette per cento delle malattie del cuore." Dato che la dieta
vegetariana limita l'assunzione di colesterolo, è logico che non si creino
depositi di grasso con i conseguenti decessi per infarto o attacco di cuore. La
patologia nota con il nome di arteriosclerosi è virtualmente sconosciuta nel
mondo dei vegetariani. Secondo l'Encyclopaedia Britannica: "Le proteine
contenute nelle noci, nei legumi, nei cereali e perfino nei prodotti del latte
sono considerate relativamente pure comparate alla carne di manzo, che contiene
il 66% di acqua impura." Queste impurità non solo colpiscono il cuore, ma
l'organismo intero.
Un'ulteriore prova che
l'intestino dell'uomo non è adatto a digerire carne viene fornita da numerosi
studi che stabiliscono una stretta relazione tra il cancro del colon e una dieta
ricca di carne. Le cause della malattia sono il contenuto di grassi, la mancanza
di fibre vegetali nella dieta e il lento transito nel colon dove le sostanze
tossiche hanno tutto il tempo di provocare i loro effetti dannosi. D'altro canto
è risaputo che la carne, mentre viene ingerita, produce steroidi metabolici in
possesso di proprietà cancerogene. La National Academy of Sciences ha riferito
nel 1983 che "...si potrebbero prevenire molte forme di cancro comune adottando
una dieta meno ricca di grassi e carne, che fosse basata invece su verdure e
cereali." Alcuni sorprendenti risultati nella ricerca sul cancro si sono
rivelati studiando le nitrosamine, cioè le sostanze derivate dall'incontro di
alcune sostanze naturali presenti nella birra, nel vino, nel tè e nel tabacco,
con additivi chimici aggiunti alla carne per la sua conservazione. L'ente
Americano Food and Drug Admistration ha definito le nitrosamine "...uno dei
più potenti gruppi di sostanze cancerogene mai scoperto... il cui studio ha
causato grave preoccupazione negli scienziati che se ne sono occupati." Il
dottor William Lijinsky condusse alcuni esperimenti introducendo nitrosamine
nell'alimentazione di alcuni animali: nel giro di sei mesi egli riscontrò la
presenza di tumori nel 100% delle cavie. "Le manifestazioni cancerose", notò in
quell'occasione, "sono presenti in ogni parte del corpo: nel cervello, nei
polmoni, nel pancreas, nello stomaco, nel fegato e negli intestini. Gli animali
sono stati completamente compromessi."
Per concludere,
il corpo umano è una macchina complessa e, come tutte le macchine, alcuni
carburanti sono più indicati per garantire un funzionamento corretto. Le
statistiche e le ricerche dimostrano senza tema di smentita che la carne è un
carburante poco adatto, che alla fine pagheremo a caro prezzo. Gli
esquimesi, ad esempio, che vivono di carne e pesce, muoiono presto; la durata
della loro vita non supera i trent'anni. D'altra parte di sono tribù vegetariane
come gli Hunza, o gruppi come gli Avventisti del Settimo Giorno, che tendono a
vivere tra gli ottanta e i cento anni. I ricercatori individuano nel
vegetarianesimo la principale causa della loro longevità. E' indubbio quindi che
una sana e naturale alimentazione contribuisce a vivere serenamente, in salute,
in armonia e a lungo. Il corpo non deve sobbarcarsi lavori improbi per
assimilare elementi non compatibili e per debellare sostanze tossiche e
velenose, e quindi può lavorare secondo natura e secondo i suoi specifici tempi.
Chi si ammala di cancro, di arteriosclerosi, di malattie del cuore, di diabete,
di calcolosi renale e di altre mille malattie è colpevole egli stesso della
sua malattia e deve accettarlo, anche se è difficile e doloroso, poiché è
stato proprio lui a coltivare il terreno della sofferenza e del dolore
fagocitando altri esseri viventi; e, si sa, chi semina sofferenza e dolore
raccoglierà sofferenza e dolore.
Indice delle malattie
Ipertensione:
i valori della pressione sistolica del sangue sono più bassi tra i vegetariani.
Arteriosclerosi e malattie del cuore:
i vegetariani hanno in genere un più basso tasso di colesterolo nel siero del sangue, una più bassa concentrazione di piroproteine a bassa densità (LDL) e di trigliceridi che i non vegetariani. L'incidenza dell'arteriosclerosi e degli infarti è minore nei vegetariani che non nella popolazione in genere.
Diabete mellito, disturbi cardiovascolari:
notevole diminuzione dell'incidenza con l'uso della dieta vegetariana.
Diverticolosi intestinale:
l'alto contenuto di fibre vegetali della dieta vegetariana aiuta il transito intestinale della massa fecale, impedendo le anormali pressioni, il ristagno e le conseguenti dilatazioni all'interno dell'intestino.
Calcolosi renale:
la dieta vegetariana è associata ad una diminuzione di calcoli renali contenenti ossalati di calcio.
Cancro:
minore incidenza del cancro al seno, prostata, colon, polmone e bocca, tra i vegetariani. La dieta vegetariana sembra modificare il metabolismo degli ormoni come la prolattina, il testosterone e gli estrogeni, creando un fattore di prevenzione al cancro non trascurabile. Inoltre alcuni vegetali come cavoli, verze, cavolfiori, contengono molecole (ditiltioni) che aumentano i livelli di glutazione dell'organismo; questo composto chimico è coinvolto in tappe metaboliche importanti, utili a bloccare la formazione di radicali liberi che danno origine a sostanze potenzialmente cancerogene.
Osteoporosi:
(fragilità ossea per maggiore porosità) è molto meno frequente tra i vegetariani, perché un eccesso di proteine inibisce l'utilizzazione del calcio disponibile.