Controllo della qualità e della genuinità dell'olio

La qualità degli oli d’oliva è definita con alcuni indici analitici, che sono alla base della loro classificazione commerciale, secondo il regolamento CEE 2568/91 e successive modifiche (656/95 e 2472/97) e la norma commerciale del Comitato Oleicolo Internazionale (Norma COI, 1998). Gli oli sono classificati in funzione dei seguenti indici:
bulletAcidità: espressa in grammi di acido oleico per 100 grammi di olio; indica la percentuale di acidi grassi liberi che si formano per idrolisi enzimatica dei trigliceridi. L’acidità libera è elevata nel caso di olive raccolte da terra o, surmature o, semplicemente, stoccate per lungo tempo prima della lavorazione. L’acidità non è percepibile organoletticamente, poiché gli acidi grassi a lunga catena che vengono rilasciati non si legano ai nostri recettori;
bulletNumero di perossidi: espressa in meq di O2 attivo per Kg di olio; esprime il grado di alterazione ossidativa primaria, senza però tenere conto dell’eventuale e contemporanea presenza di composti di degradazione. L’irrancidimento dovuto all’ossidazione è un’alterazione che incide sulla classificazione degli oli poiché se da un lato i prodotti secondari della ossidazione provocano odori e sapori sgradevoli, i prodotti dell’ossidazione radicalici possono causare dannosi effetti all’organismo umano;
bulletValutazione organolettica: ottenuto tramite il Panel Test. Le caratteristiche organolettiche di un olio (odore, colore e sapore) sono in funzione della determinazione di una serie di attributi e difetti e dell’intensità di percezione di ciascuno di essi. Il Panel Test è stato introdotto dal Regolamento 2568/91, anche se la valutazione organolettica era già prevista dalla legislazione italiana ed introdotta nella definizione degli oli extravergini e vergini di oliva nel Regolamento CEE 136/66.
Il “Panel test” è oggi utilizzato soltanto per classificare gli oli vergini. Il loro diverso livello qualitativo viene valutato mediante la mediana dei difetti e delle caratteristiche positive.
Il test consiste nella valutazione delle caratteristiche olfatto-gustativo-tattili di un olio da una parte di un gruppo di assaggiatori, in numero compreso tra 8 e 12, selezionati e rigorosamente preparati ad un’analisi oggettiva (ripetibile nel tempo da parte dello stesso gruppo e riproducibile da parte di gruppi diversi).
Sono stabiliti modalità di assaggio, un preciso vocabolario e una scheda da compilare da parte dell’assaggiatore.
Compito del capo panel è quello di calcolare i valori mediani riscontrati per i diversi attributi.
Quindi, il gruppo panel esegue esclusivamente la valutazione sensoriale delle caratteristiche dell’olio di oliva vergine richieste (vocabolario dei termini caratteristici). Le caratteristiche sono attribuibili a due serie di descrittori: difetti: sensazioni non positive ascrivibili ad alterazioni del prodotto, quali: riscaldo morchia, avvinato, muffa, rancido, metallico, altri e pregi: fruttato, amaro e piccante.
Il controllo della genuinità si basa sulla determinazione analitica di determinati composti, che siano qualitativamente o quantitativamente atipici per un olio d’oliva. I parametri previsti dal regolamento CEE 2472/97 per la valutazione della genuinità sono: bulletAssorbanza UV a 232 e 270 nm: fonda il suo principio sulla caratteristica estinzione specifica dei dieni (K232) e trieni (K270) coniugati degli acidi grassi polinsaturi che si formano durante la raffinazione, nelle fasi di decolorazione e di deodorazione, permettendo di distinguere tra oli vergini e oli raffinati.
Tuttavia esistono tecnologie in grado di ottenere oli deodorati-deacidificati partendo da materie prime ancora accettabili, che presentano indici spettrofotometrici molto prossimi a quelli dei prodotti di partenza: l’aggiunta di tali raffinati degli oli vergini commestibili non è rilevabile all’analisi UV.
Questo sistema analitico è correlato anche alla qualità in quanto può essere indicativo dello stato di ossidazione di un olio: è molto importante il valore assoluto di K270, particolarmente nel caso dell’olio extra vergine di oliva perché, quando l’olio invecchia e/o contiene prodotti primari e secondari dell’ossidazione, si verifica un significativo aumento di assorbimento in tutta la zona compresa tra 262 e 274 nm, aumento presente anche a 232 nm;
bulletContenuto di acidi grassi saturi in posizione 2 dei trigliceridi: tale determinazione consente di valutare la presenza di olio derivante da sintesi chimica (esterificazione). Negli oli vegetali, infatti, la posizione 2 della glicerina è preferenzialmente occupata dagli acidi grassi insaturi, mentre nei trigliceridi ottenuti per sintesi, tutte e tre le posizioni sono casuali per tutti gli acidi grassi, per cui la presenza degli acidi grassi saturi o insaturi nella posizione 2 del glicerolo è del tutto casuale;
bulletComposizione acidica: tipica per ogni specie botanica, viene utilizzata per valutare, nell’olio d’oliva, l’eventuale presenza di oli di diversa origine, mentre non è idonea a differenziare una categoria di olio di oliva dalle altre;
bulletComposizione e contenuto totale di steroli: la composizione sterolica è considerata “l’impronta digitale” dell’olio e può fornire informazioni sulla famiglia botanica d’origine dell’olio ma anche sulla sua “storia tecnologica” in quanto il contenuto totale di steroli può dare indicazioni sulla presenza di olio di sansa o oli desterolati. Eventuali variazioni genetiche apportate alle piante oleaginose, possono infatti mutare anche profondamente la composizione in acidi grassi, rendendola, per esempio, simile a quella dell’olio di oliva, ma non causano modificazioni nella frazione sterolica;
bulletContenuto di trans-isomeri di acidi grassi: indica l’avvenuta raffinazione o “desterolazione”fraudolenta dell’olio, operazione durante le quali le elevate temperature applicate portano alla formazione di trans-isomeri degli acidi grassi insaturi, normalmente assenti negli oli vergini. Questi vengono determinati per via gascromatografia analogamente alla composizione acidica;
bulletContenuto totale delle cere: permette di svelare l’aggiunta di olio di sansa ad oli di pressione, in quanto il primo è più ricco di cere a causa dell’estrazione con solventi;
bulletPercentuale di di alcoli triterpenici relativa agli steroli totali: gli oli di sansa contengono, in elevate quantità, due di alcoli triterpenici: eritrodiolo e uvaolo che si trovano sul pericarpo della drupa e, solo in piccole quantità si trovano sciolti in oli estratti con mezzi meccanici. La loro determinazione è un ulteriore metodo per garantire la genuinità di un olio d’oliva vergine;
bulletContenuto di stigmastadieni: la determinazione di idrocarburi steroidei di neoformazione originati per deidratazione dagli steroli, a seguito di drastici trattamenti con terre attive è un metodo ufficiale per l’individuazione di oli raffinati in oli vergini. Il problema è più complicato se, ad essere sottoposto a miscelazione con olio di semi desterolato, è un olio d’oliva raffinato, nel quale gli stereni sono normalmente presenti;
bulletDeterminazione dei triacilgliceroli: consiste nella determinazione dei triacilgliceroli contenuti negli oli d’oliva, in funzione del loro numero di carboni equivalenti (Equivalent Carbon Number, ECN), per differenza tra i risultati analitici ottenuti per HPLC (High Performance Liquid Chromatography) in fase inversa ed il contenuto teorico, calcolato a partire dalla composizione in acidi grassi.
ECN si definisce come: ECN = Nc - 2Δ
(dove Nc è il numero di atomi di carbonio, Δ rappresenta il numero di doppi legami).
In questa analisi si distinguono tre stadi:
1) determinazione della composizione in acidi grassi per gascromatografia capillare;
2) calcolo della composizione teorica dei triacilgliceroli con ECN 42 sulla base dei risultati della GC;
3) determinazione HPLC dei triacilgliceroli con ECN 42.
Si esegue quindi la differenza fra i risultati analitici ottenuti per HPLC e il contenuto teorico. Per gli oli puri, il contenuto in triacilgliceroli con ECN 42 determinato per HPLC corrisponde per una certa misura al contenuto teorico. Una differenza superiore ai valori stabiliti indica la presenza di olio di semi.

LEGGERE LA QUALITA’ DELL’OLIO

L’esame dell’etichetta e della documentazione che accompagna la bottiglia appena acquistata fornisce le prime indicazioni sulla serietà del produttore e sulla presumibile qualità del prodotto. E’ da notare che la legge, a questo proposito, non è particolarmente prescrittiva, e lascia alla buona volontà dei produttori l’indicazione di gran parte dei dati che servirebbero ad identificare con una certa precisione le caratteristiche del prodotto acquistato.
Primo e fondamentale criterio per valutare l’affidabilità di un prodotto è la “trasparenza” in termini di informazione: tanto più un olio è corredato da dati analitici di accompagnamento, in cui vengano evidenziati i parametri stabiliti dalla legge in rapporto alle caratteristiche di quella singola “partita” di prodotto, tanto maggiori sono le probabilità che il produttore sia seriamente interessato ad accrescere la consapevolezza del consumatore rispetto alla buona qualità del proprio lavoro.
Altra regola fondamentale è quella di preferire bottiglie dal vetro scuro o fasciate; un soggiorno prolungato in condizioni di eccessiva esposizione alla luce, può avere effetti nocivi anche su un prodotto inappuntabile all’origine. I produttori dovrebbero prevenire con ogni mezzo possibile tale evenienza, adoperandosi, inoltre, per ridurre al minimo l’intervallo di tempo che trascorre tra il confezionamento e l’acquisto del prodotto. Per quanto riguarda le etichette o in generale le superfici dei contenitori, tra le informazioni veramente essenziali dovranno essere citati con chiarezza:
bullet l’identità del produttore e tutte le informazioni utili al suo reperimento;
bullet la quantità di olio contenuta nella bottiglia;
bullet la data di confezionamento e, in caratteri ben visibili;
bullet la categoria merceologica dell’olio (extravergine, olio di oliva ecc.)

Se il prodotto ha ottenuto il riconoscimento di tipicità in forza del reg. CEE n. 2081/92 , D.O.P. o I.G.P., saranno presenti gli estremi:

Denominazione di Origine Protetta o Indicazione Geografica Protetta con l’indicazione - relativamente alla D.O.P. - di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designareil prodotto originario delle suddette aree, la cui qualità è dovuta essenzialmente all’ambiente geografico, ai fattori naturali ed umani, la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano nell’area geografica delimitata e per la I.G.P. - di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto originario delle suddette aree di cui una determinata qualità, la reputazione o un’altra caratteristica possa essere attribuita all’origine geografica e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengano nell’area geografica determinata.

Meno utili risultano invece le analisi del valore nutrizionale del prodotto, dal momento che i dati riportati, es. il contenuto lipidico, risultano gli stessi per tutti gli oli. Molte sono le diciture che fanno mostra di sè sulle etichette delle bottiglie; vediamone alcune:

bullet Prima
spremitura
- lascia intendere più cose di quante ne dica effettivamente: da esso apprendiamo soltanto che si tratta di un olio “vergine”, ma è sempre possibile che il risultato di una prima spremitura sia un olio cui mancano i titoli per rientrare nella categoria degli extravergini;
bullet Olio dietetico
- non si tratta, come si sarebbe portati a credere, di oli “che non fanno ingrassare”, ma di oli addizionati di vitamine e altri componenti essenziali, del resto già presenti e caratteristica fondamentale, degli oli nativi;
bullet Light
- ossia leggero, denominazione oggi molto di moda per prodotti di colorazione non troppo intensa e che all’apparenza diano una sensazione di bassa densità; l’apporto calorico-energetico è identico per tutti gli oli (compresi quelli di semi) e l’assunto secondo cui ad una colorazione più “carica” corrisponderebbe un olio più “pesante”, e perciò meno digeribile, è assolutamente falso;
bullet Spremuto
a freddo
- le buone norme di lavorazione impongono, durante tutte le fasi del processo produttivo, il mantenimento di temperature più basse possibili, fermo restando che una lavorazione assolutamente a freddo è impossibile - già il processo meccanico di frangitura crea calore - ; l’aggiunta di acqua bollente può alterare le componenti del flavor del prodotto, ma è estremamente difficile riuscire ad individuare in senso assoluto, un olio che sia stato sottoposto a tali trattamenti;
bullet Mosto
- il mosto oleoso è una emulsione di olio con acqua nebulizzata e mucillagini in sospensione; anche in questo caso il termine è eccessivamente vago, in quanto è possibile che un olio mosto non rientri nei parametri stabiliti dalla legge.